PALERMO 25 OTTOBRE 1973

Pubblicato: 25 ottobre 2014 in Ricorrenze

IL 25 OTTOBRE DEL 1973 E NEI GIORNI SUCCESSIVI IL PORTO DI PALERMO NON ERA COSI’ … IL CIELO NON ERA AZZURRO E IL MARE NON ERA BLU …

Il 25 Ottobre del 1973 era stato tutto il giorno nuvoloso, nessuno poteva immaginare cosa sarebbe avvenuto dal tardo pomeriggio e nei giorni successivi. Erano circa le ore 16,00 quando il cielo si incupì a tal punto da anticipare il buio del tramonto ancora da venire. La pioggia e il vento andarono, via, via, sempre più a crescere di intensità fino a trasformarsi in un vero e proprio nubifragio di particolare violenza, fenomeno tanto raro in terra siciliana, quanto inatteso. Allora purtroppo non c’era ancora internet né ilmeteo.it ed i mezzi di previsione del tempo erano materia esclusiva degli addetti ai lavori che, peraltro, potevano contare su supporti statistici e modelli matematici ben diversi da quelli di oggi.

Ricordo molto bene di aver avuto il presentimento che potesse trattarsi di un evento meteorologico eccezionale, ed infatti, istintivamente e con certo anticipo, mi affrettai in Corso Pisani a prendere l’autobus n. 4 col quale raggiunsi Anna Maria (la mia ragazza e futura moglie) al suo posto di lavoro in Piazza Strauss, dalle parti di Via Notarbartolo.

Facendole anticipare l’orario d’uscita e riparandoci dalla pioggia copiosa con un ombrello, alla meno peggio, corremmo a prendere lo stesso autobus della linea 4 di ritorno. Nel frattempo si era alzato anche un forte vento e la pioggia già forte era diventata ancor più intensa. Ogni strada si era trasformata in un torrente in piena, le molte auto che rimanevano in panne contribuivano a paralizzare sempre più il traffico cittadino, ed intanto continuavano pioggia e vento come non mai.

Quando, dopo qualche ora, finalmente arrivammo alla nostra fermata, Corso Pisani era diventato un vero fiume che trascinava nel suo impeto ogni tipo di oggetto. Il conduttore del mezzo, preoccupato che potessimo finire travolti dalla corrente, si portò all’inizio di Via Trasselli e ci fece scendere in un punto in cui l’altezza e la forza dell’acqua risultavano più accettabili. Inutile dire che per percorrere quei 200 metri fino a casa, peraltro senza più l’ombrello che era stato disfatto dal forte vento, arrivammo talmente bagnati da sembrare dei naufraghi giunti sulla terraferma.


Delle gravi conseguenze provocate da quel nubifragio in quel tardo pomeriggio di giovedì 25 ottobre 1973 e nella notte successiva, venimmo a conoscenza soltanto il giorno dopo dai telegiornali Rai.
Palermo era stata colpita soprattutto nella sua parte più vitale, il Porto ed i Cantieri Navali. In quella tragica nottata il barometro segnava appena 500 millibar e il mare di Grecale aveva assunto forza 10 e con la sua potenza aveva travolto e sbriciolata gran parte della diga foranea che era letteralmente scomparsa nelle acque. Le ondate, altissime, senza più tale ostacolo si riversarono anche nelle strade della città per qualche migliaio di metri andandosi a scontrare con la corrente opposta dei fiumi d’acqua creati dalla violenta e persistente pioggia.

Il disastro del porto – Foto aerea nei giorni successivi al tragico evento – Fotoreporter Gaggioli

Le opere marittime danneggiate erano numerosi. Oltre che alla vecchia diga foranea concepita negli anni ’20, realizzata all’incirca dieci anni dopo e che oltretutto aveva già sopportato i terribili bombardamenti del 1943, i danni più gravi erano stati assestati ai bacini di carenaggio.

La vista del porto di Palermo nei giorni successivi era impressionante. Il bacino di carenaggio di maggior dimensione (52 mila tonnellate di spinta) risultava incagliato sul fondo con tutta la nave petroliera Texaco Westminster a sua volta incagliata all’interno dello stesso bacino.

Vista aerea della Nave Texaco Westminster arenata davanti al molo Vittorio Veneto - A sinistra sono evidenti anche i gravi danni al molo trapezoidale Sammuzzo

Vista aerea della Nave Texaco Westminster arenata davanti al molo Vittorio Veneto – A sinistra sono evidenti anche i gravi danni al molo trapezoidale Sammuzzo – Fotoreporter Gaggioli

 

Vista aerea del molo Vittorio Veneto e della nave petroliera Texaco Westminster incastrata nel bacino di carenaggio affondato – Fotoreporter Gaggioli

 

La nave petroliera Texaco Westminster vista dal molo trapezoidale Sammuzzo

 

La nave petroliera Texaco Westminster vista dal molo Piave

La nave petroliera Texaco Westminster vista dal molo Piave

 

La nave petroliera Texaco Westminster incastrata sul bacino affondato davanti al molo Vittorio Veneto - Ben visibili anche i danni procurati al molo

La nave petroliera Texaco Westminster incastrata sul bacino affondato davanti al molo Vittorio Veneto – Ben visibili anche i danni procurati al molo

 

La nave petroliera Texaco Westminster incastrata sul bacino affondato davanti al molo Vittorio Veneto

La nave petroliera Texaco Westminster incastrata sul bacino affondato davanti al molo Vittorio Veneto

 

La nave petroliera Texaco Westminster ed il molo Vittorio Veneto

La nave petroliera Texaco Westminster ed il molo Vittorio Veneto

 

La nave petroliera Texaco Westminster

La nave petroliera Texaco Westminster

 

Vista aerea delle Navi Texaco Westminster e Ferngulf all'interno dei bacini arenati - Sono evidenti i alla testa del molo Vittorio Veneto

Vista aerea delle Navi Texaco Westminster e Ferngulf all’interno dei bacini arenati – Sono evidenti i alla testa del molo Vittorio Veneto – Fotoreporter Gaggioli

 

ltro bacino di carenaggio era andato anch’esso a spasso per il porto e con tutta la nave “Ferngulf Oslo”, in balia del vento, era finito rovesciato su un lato a ridosso de molo S. Lucia.

Oltre a questi danni ai bacini di carenaggio, i cantieri palermitani ne subirono altri, quali l ‘affondamento di un pontone di 25 tonnellate, la disintegrazione di circa metà di un molo di attracco per navi in riparazione, la perdita di alcune gru elettriche di varia portata e l’affondamento di una barca-porta del bacino in muratura. Diversi navigli risultavano gravemente danneggiati e alcuni addirittura affondati, rendendo il porto del tutto inagibile.

Vista aerea della Nave Ferngulf tra il molo Piave e il molo Santa Lucia

Vista aerea della Nave Ferngulf tra il molo Piave e il molo Santa Lucia – Fotoreporter Gaggioli

 

Vista aerea del porto nei giorni successivi al disastro - La nave Ferngulf vicino ad una nave petroliera della Texaco

Vista aerea del porto nei giorni successivi al disastro – La nave Ferngulf vicino ad una nave petroliera della Texaco – Fotoreporter Gaggioli

 

Vista aerea della Nave Ferngulf incastrata nel bacino di carenaggio affondato

Vista aerea della Nave Ferngulf incastrata nel bacino di carenaggio affondato – Fotoreporter Gaggioli

 

La Nave Ferngulf inclinata sul bacino di carenaggio arenato - Vista dal molo Piave - In primo piano di poppa la Nave Agnese P.

La Nave Ferngulf inclinata sul bacino di carenaggio arenato – Vista dal molo Piave – In primo piano di poppa la Nave Agnese P.

 

La Nave Ferngulf inclinata sul bacino di carenaggio arenato - Vista dal molo Piave

La Nave Ferngulf inclinata sul bacino di carenaggio arenato – Vista dal molo Piave

 

La Nave Ferngulf inclinata all'interno del bacino di carenaggio arenatosi lateralmente a ridosso del molo S. Lucia

La Nave Ferngulf inclinata all’interno del bacino di carenaggio arenatosi lateralmente a ridosso del molo S. Lucia

 

La Nave Ferngulf

La Nave Ferngulf

 

La nave Ferngulf così inclinata fece da protezione alla nave mercantile Down Grandeur

La nave Ferngulf così inclinata fece da protezione alla nave mercantile Down Grandeur

 

A destra la nave Ferngulf - A sinistra la più piccola Agnese P. - Viste dal molo Piave

A destra la nave Ferngulf – A sinistra la più piccola Agnese P. – Viste dal molo Piave

 

Vista dal molo Santa Lucia della Nave Ferngulf incastrata nel bacino di carenaggio affondato

Vista dal molo Santa Lucia della Nave Ferngulf incastrata nel bacino di carenaggio affondato

 

Vista aerea della nave mercantile Conca d'Oro arenata all'imboccatura del porticciolo della Cala

Vista aerea della nave mercantile Conca d’Oro arenata all’imboccatura del porticciolo della Cala – Fotoreporter Gaggioli

 

La nave mercantile Conca d'Oro arenata alla Cala

La nave mercantile Conca d’Oro arenata alla Cala – Fotoreporter Gaggioli

 

La nave mercantile Conca D'Oro arenata alla Cala - Ammassati sotto la sua poppa una miriade di piccoli navigli e di relitti

La nave mercantile Conca D’Oro arenata alla Cala – Ammassati sotto la sua poppa una miriade di piccoli navigli e di relitti

 

La nave mercantile Conca D'Oro arenata all'imboccatura del porticciolo della Cala - In primo piano pescherecci affondati

La nave mercantile Conca D’Oro arenata all’imboccatura del porticciolo della Cala – In primo piano pescherecci affondati

 

Naviglio peschereccio affondato - Sul fondo la nave mercantile Conca d'Oro arenata nall'imboccatura del porticciolo della Cala

Naviglio peschereccio affondato – Sul fondo la nave mercantile Conca d’Oro arenata nall’imboccatura del porticciolo della Cala

 

Relitti ammassati nei pressi della poppa del mercantile Conca d'Oro - Sul fondo la diga danneggiata del porticciolo della Cala

Relitti ammassati nei pressi della poppa del mercantile Conca d’Oro – Sul fondo la diga danneggiata del porticciolo della Cala

Il 29 ottobre 1973 dalle Capitanerie di Porto dell’isola giungevano gli aggiornamento dei danni.

Nel compartimento di Palermo, oltre ai danni citati, risultavano danneggiati 25 motopescherecci, 360 motobarche e 35 barche da pesca. Nel compartimento di Messina erano andate distrutte 12 barche da pesca e danneggiate altre 70. Nel compartimento di Trapani era stata distrutta una barca da pesca e tre risultavano gravemente. Inoltre giungeva notizia che le mareggiate avevano danneggiato anche la marina peschereccia della località di Locri, in Calabria.

In quei giorni i collegamenti navali Palermo-Napoli-Palermo della Tirrenia furono tutti spostati nel porto di Trapani, non senza disagi in quanto il porto di Trapani consentiva le manovre soltanto a navi di più piccola dimensione rispetto a quelle che venivano utilizzate per Palermo. Anche il collegamento settimanale con Tunisi fu spostato sul porto di Trapani. Si cercò di garantire partenze e arrivi a Palermo almeno per i collegamenti con Ustica, tuttavia al primo tentativo effettuato la motonave Canaletto di 480 tonnellate, nel rientrare a Palermo, dovette registrare un danno all’elica e pertanto fu deciso di dirottare su Trapani anche quei collegamenti, fino a quando il porto di Palermo non fu reso agibile.


Stralcio de L'Unità del 26 ottobre 1973

Stralcio del quotidiano L’Unità di venerdi 26 ottobre 1973

Stralcio de L'Unità del 26 ottobre 2014

Stralcio del quotidiano L’Unità di venerdi 26 ottobre 1973

 

Vista aerea del porto dopo il disastro – La linea gialla indica la diga foranea distrutta – Il cerchietto giallo indica altri gravi danni – Fotoreporter Gaggioli

 

Il porto di Palermo negli anni 40 - La linea gialla indica la diga foranea distrutta dal grecale il 25 ottobre 1973

Il porto di Palermo negli anni 40 – La linea gialla indica la diga foranea distrutta dal grecale il 25 ottobre 1973

 

Barche e pescherecci ammassati nel porticciolo della Cala (Porta Carbone)

Barche e pescherecci ammassati nel porticciolo della Cala (Porta Carbone) – Fotoreporter Gaggioli

 

Gravi danni al molo Santa Lucia - Sul fondo la Nave Nuova Egadi

Gravi danni al molo Santa Lucia – Sul fondo la Nave Nuova Egadi

 

Gravi danni al molo trapezoidale Sammuzzo

Gravi danni al molo trapezoidale Sammuzzo

 

Gravi danni al molo trapezoidale Sammuzzo - Si notano binari divelti delle gru e della linea ferroviaria

Gravi danni al molo trapezoidale Sammuzzo – Si notano binari divelti delle gru e della linea ferroviaria

 

Il porto guardando in direzione dei Cantieri Navali

 

Imbarcazioni affondate nella zona della Cala

Imbarcazioni affondate nella zona della Cala

 

Immagine del porto da uno degli edifici di Via Crispi - Sul fondo si nota la mancanza della diga foranea

Immagine del porto da uno degli edifici di Via Crispi – Sul fondo si nota la mancanza della diga foranea

 

La devastazione

La devastazione

 

La poppa di una barca affondata

La poppa di una barca affondata

 

La nave Ammogas di poppa

La nave Ammogas di poppa

 

La nave Ammogas di prua

La nave Ammogas di prua

 

La nave Egadi di poppa

La nave Egadi di poppa

 

La nave Egadi di prua

La nave Egadi di prua

 

La nave Nave Nuova Egadi recuperata e messa in sicurezza

La nave Nave Nuova Egadi recuperata e messa in sicurezza

 

La nave Nuova Egadi di prua

La nave Nuova Egadi di prua

 

Nell'onda impetuosa si nota la poppa di un peschereccio in fase di inabissamento

Nell’onda impetuosa si nota la poppa di un peschereccio in fase di inabissamento

 

Quel che restava di quattro grandi gru semoventi

Quel che restava di quattro grandi gru semoventi

 

Relitti nella zona di accesso al porticciolo della Cala

Relitti nella zona di accesso al porticciolo della Cala

 

Rimorchiatore in balia del Grecale

Rimorchiatore in balia del Grecale

 

Rimorchiatore sbattuto sul molo dalle onde

Rimorchiatore sbattuto sul molo dalle onde

 

Vista aerea del porto il giorno successivo al disatro - Nel cerchio giallo l'unica parte rimasta della diga foranea

Vista aerea del porto il giorno successivo al disastro – Nel cerchio giallo l’unica parte rimasta della diga foranea – Fotoreporter Gaggioli

 

Fase del ripristino - Un rimorchiatore nelle operazioni di spostamento di un cassone in cemento armato per la ricostruzione della diga foranea

Fase del ripristino – Un rimorchiatore nelle operazioni di spostamento di un cassone in cemento armato per la ricostruzione della diga foranea

 

Fase del ripristino - Un rimorchiatore nelle operazioni di spostamento di cassoni in cemento armato per la ricostruzione della diga foranea

Fase del ripristino – Un rimorchiatore nelle operazioni di spostamento di cassoni in cemento armato per la ricostruzione della diga foranea

 

Fase del ripristino - Il basamento del faro era l'unica cosa che restava della diga foranea andata distrutta

Fase del ripristino – Il basamento del faro era l’unica cosa che restava della diga foranea andata distrutta

 

Il porto negli anni successivi subito dopo la ricostruzione della diga foranea

Il porto negli anni successivi subito dopo la ricostruzione della diga foranea

 


IL PORTO OGGI – CENTRO NEVRALGICO DEI MOVIMENTI COMMERCIALI E TURISTICI DI PALERMO


Ci fosse stata ancora Nonna Peppina, sicuramente avrebbe recitato il suo rimedio contro il pauroso forte temporale con raffiche di vento che imprimevano alla pioggia quelle tipiche sferzate, violente come la coda agitata da un drago.

METODO DI NONNA PEPPINA “PI’ TAGGHIARI LA DRAUNARA”:

A nomi du Patri, du Figghiu e du Spiritu Santu,
tagghiati cura e mèttiti di cantu!
Iu ti tàgghiu e ti ritàgghiu cu un cutiddràzzu di mànicu biancu.
E sta cura sia tagghiàta dunni c’è arma vattiàta.
U lùnniri è santu,
U màrtiri è santu,
U mèrcuri è santu,
U jòviri è santu,
U vènniri è santu,
U sàbatu è santu,
Duminica di Pasqua, stà cura nterra casca.
E pi lu nnomu di Maria, sta cura tagghiàta sia.
E stà cura di ddragu nterra cari.

TRADUZIONE:
Metodo di Nonna Peppina “Per tagliare la Coda di Drago”:

In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, tagliati coda e mettiti da parte!
Io ti taglio e ti ritaglio con un coltellaccio dal manico bianco.
Questa coda sia tagliata ovunque sia anima battezzata.
Lunedì è santo,
Martedì è santo,
Mercoledì è santo,
Giovedì è santo,
Venerdì è santo,
Il Sabato è santo,
La Domenica di Pasqua, questa coda in terra casca.
E nel nome di Maria, questa coda tagliata sia.
E la coda di drago cade per terra.


 id   Nino Badalamenti 25 Ottobre 2014

 

Aggiornamento 23 Agosto 2015


Grazie al Dott. Carlo Orlando, autore del libro “25 Ottobre 1973 – La tragedia dimenticata del porto di Palermo”, che qualche giorno fa mi ha contattato per segnalarmi il nome dell’autore di alcune delle immagini del porto di Palermo, finalmente ho potuto indicare il nome della persona che ha effettuato alcune delle bellissime fotografie. Si tratta del fotografo Gaggioli, che effettuò le riprese il 26 ottobre 1973, tra le 12 e le 13,30 da un piccolo Piper dell’aero club Beppe Albanese di Palermo.


Il Gaggioli in quell’occasione si trovava col giornalista Nicola Volpes, quest’ultimo organizzatore di quel volo essendo appassionato di aerei ed amico di molti piloti palermitani di quel periodo.

id Nino Badalamenti

commenti
  1. corrado armerino ha detto:

    grazie al reporter x avermi postato queste foto che avevo già visto e sofferto sulla propria pelle e mi ha fatto maggiormente rendere conto di che cosa ci ha investiti col rimorchiatore vigore eravamo tornati dal Pireo a rubare un traghetto finito in sequestro insieme al cantiere ed in un blitz lo abbiamo portato a Napoli e poi andare a trapani a far bacino ma i
    una volta arrivati in banchina a 10 metri ci gridano col megafono di dirottare su Palermo che cera bisogno dei nostri servizi e cosi strutti e stanchi riprendiamo il viaggi questo era di notte arriviamo e cercavamo la diga x entrare ma non cera aspettammo un po’ di luce dell’alba e cosi rirendemmo conto della situazione che cera nel porto tuttora ricordo ogni ora e momento passato a Palermo nel porto martoriato e penso di essere qualcuno dei pochi di quella squadra di pirati che ancora respira 5 o 6 colleghi non ci sono più se non di più saluti e grazie al reporter x le foto avrei voluto non fosse successo quella tempesta mi ha fatto da icona in 30 anni del mio lavoro quando mi trovavo in mezzo ad altre le confrontavo con quella di Palermo e mi facevo coraggio se ho superato quella questa e un bicchiere d’acqua e così via scusate se vi ho annoiati con questo racconto saluti finalmente dopo tanti anni qualcuno si e ricordato della tempesta x farla conoscere anche a chi non lo sapeva

    • Nino Badalamenti ha detto:

      Sig. Corrado Armerino, la Sua è una testimonianza bellissima. A nome di ogni palermitano e di tutta la gente di mare del porto di Palermo desidero ringraziarLa per come Lei, con i Suoi amici e colleghi vi siete prodigati per dare aiuto in quel triste avvenimento. La pregherei qualora avesse delle fotografie o magari volesse dare altre notizie sugli avvenimenti di quei giorni, di farmeli eventualmente pervenire al seguente indirizzo: nino.badalamenti@virgilio.it
      Grazie ancora per l’apprezzamento che va soprattutto agli autori delle fotografie.
      Cordiali saluti
      Nino Badalamenti

  2. corrado armerino ha detto:

    speravo guardando le foto speravo vi fosse anche il vigore a conferma della nostra presenza in loco ma non la ho trovata il 28 eravamo in porto come mai non siamo stati incatramati anche noi

    • Nino Badalamenti ha detto:

      Sig. Corrado Armerino, devo dirle che per trovare le fotografie che ha visto ci sono voluti giorni di ricerche. Purtroppo non sono stato in grado di recuperare fotografie del rimorchiatore Vigore a Palermo in quei giorni.
      Cordialmente
      Nino Badalamenti

  3. Antonio ha detto:

    Quel drammatico giorno ha toccato personalmente mio padre e la nostra famiglia.
    In quel porto al molo sammuzzo mio padre aveva un attività imprenditoriale con navi gru e attrezzature varie che in quella tragica giornata andarono a fondo portando con sé oltre 30 anni di attività. E per poco mio padre ci rimetteva pure la vita nel tentativo di salvare dalla falla una delle sue imbarcazioni. Tutto questo a causa della mancata manutenzione della diga forse lesionata dai bombardamenti della guerra e mai revisionata. Si sarebbe potuto evitare tutto questo . E come succedeva Italia non sono state attribuite responsabilità a nessuna delle autorità competenti del tempo.

    • Nino Badalamenti ha detto:

      Grazie per il commento che ha voluto lasciare Sig. Nino. Quelli del 25 ottobre 1973, furono momenti di angoscia per per Palermo e per tutti i palermitani. Comprendo che per la Sua famiglia deve essere stato un colpo molto duro. E purtroppo, come del resto ancora oggi, mai nessuno paga per le sue responsabilità. Un cordiale saluto.

  4. Antonio ha detto:

    Quel drammatico giorno ha segnato personalmente la vita di mio padre e della nostra famiglia in quanto mio padre in poche ore a seguiIto di quel drammatico nubifragio ha visto svanire 30 anni di attività imprenditoriale con l’affondamento del imbarcazioni e delle attrezzature. Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se le autorità competenti avessero messo in sicurezza la diga foranea lesionata dai bombardamenti dell’ultima guerra.

  5. Geraldina Piazza ha detto:

    Quel giorno, io, come tanti altri ragazzi che faceva vela e regate con le barche ormeggiate alla Canottieri e alla Cala, corremmo per capire cosa succedeva e vedere se c’era da aiutare a rinforzare gli ormeggi. Non dimenticherò mai la vista della cala che ribolliva come un pentolone da saba infernale, il pulviscolo d’acqua che non ti consentiva di tenere gli occhi aperti e il rumore assordante del metallo che sbatteva, nel buio, senza vedere nulla. Purtroppo rimasero a galla pochissime barche a vela della nostra flotta palermitana e, subito dopo, cominciarono gli sciacalli, che rubarono dalle barche sommerse tutto il rubanile, dalle vele alle ancore, dalle bussole agli attrezzi. Fu un momento tristissimo.

    • Nino Badalamenti ha detto:

      Gent.ma Geraldina Piazza,
      Grazie per la Sua preziosa testimonianza che da, a chi si troverà a leggere di quegli avvenimenti, una visione ancora più reale della tragedia che fu quel triste evento per Palermo.
      Cordialmente.

  6. G. Mango ha detto:

    Ha quel tempo ero nella marina militare alla capitaneria di porto,fu una notte tremenda.mi ricordo ché lavoriamo senza sosta in quella notte e i giorni seguenti.
    Da quel ricordo mi ha causato la fobia,
    Ma il bel ricordo accogliente dei palermitani verso i marinai.

  7. pinoct ha detto:

    Salve, la ringrazio per questa bellissima pagina, il suo articolo ricco di testimonianze fotografiche, mi ha riportati intatti i ricordi di infanzia. Una domanda, non trovo nessun accenno ad una imbarcazione che ricordo fosse affondata, mi riferisco al traghetto Palermo Ustica. Oppure era quella motonave Egadi che si vede in foto?
    Grazie, cordiali saluti.

    • Nino Badalamenti ha detto:

      Buongiorno,
      nel ringraziarla per il suo apprezzamento, le confermo che i suoi ricordi sono esatti. Allora i collegamenti marittimi con l’isola di Ustica era garantiti dalle motonavi Nuova Ustica e Nuova Egadi, dalle cronache di quei giorni risulta che la Nuova Ustica era affondata, mentre la Nuova Egadi, ancorché gravemente danneggiata e alla deriva verso il largo, sarebbe stata recuperata e messa in sicurezza alla banchina. Quest’ultima è riportata in due immagini che se desidera può osservare meglio ingrandendole.
      Cordiali saluti.

  8. Giorgio ha detto:

    Io abitavo in via P.pe di Belmonte a due passi dal Porto. Quel pomeriggio si fece improvvisamente buio, si sollevò un vento fortissimo e piovve. Dal terrazzo di casa mia normalmente si vedeva una piccola parte del Porto con la diga foranea, ma quel pomeriggio non c’era visibilità, si sentiva soltanto l’assordante e disperato suono delle sirene delle navi che chiedevano aiuto e/o segnalavano la loro presenza.
    L’indomani mattina dal terrazzo si vedeva solo il mare aperto, la diga foranea era sparita Non c’era più il porto.

    • Nino Badalamenti ha detto:

      Grazie per la Sua testimonianza. Peccato che allora non avessimo a disposizione gli smartphon, chissà quante e quali immagini di quella triste tragedia avremmo potuto raccogliere.
      Cordiali saluti.

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